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Consigli
di Conservazione
Gli
abiti antichi sono oggetti delicati che possono deteriorarsi con estrema
facilita'. Luce, polvere, umidità o una posizione sbagliata protratta
nel tempo possono causare danni irreparabili. Ecco alcuni consigli su
come conservarli al meglio.
Appenderli
Solo gli abiti in ottime condizioni e di poco peso possono essere appesi.
In questo caso bisogna usare ometti con le spalle larghe, meglio se imbottiti.
Non vanno mai appesi capi in maglia o tagliati di sbieco perche' col tempo
tendono a sformarsi.
Non vanno mai appesi abiti con pesanti applicazioni, soprattutto se cucite
su un tessuto leggero (come per esempio i classici abiti charleston ricoperti
di perline), perche' col tempo il peso delle decorazioni strappa il tessuto.
Non vanno mai appesi abiti con spalline molto sottili perche' il peso,
tutto a carico delle spalline, tende a lacerarle.
Metterli Piani
In molti casi gli abiti dovranno quindi essere conservati piani, in cassetti,
ripiani di armadi o scatole.
Quando sono conservati piani e' molto importante che gli abiti non facciano
pieghe nette, in particolare quando si tratta di seta, perche' e' in corrispondenza
delle pieghe che aumenta la probabilita' che il tessuto si laceri. Se
quindi l'abito e' troppo voluminoso per lasciarlo completamente disteso,
inserire nelle pieghe dei rotoli di carta velina per ammorbidirle.
Idealmente gli abiti non dovrebbero essere mai sovrapposti lasciando quindi
un solo abito per ogni ripiano (o cassetto o scatola). Se cio' non fosse
possibile per mancanza di spazio, allora sovrapporli in modo da mettere
i piu' pesanti sotto e i piu' leggeri sopra e sempre con almeno uno strato
di carta velina a dividere i vari abiti.
Inoltre gli abiti non dovrebbero mai essere a contatto diretto con il
loro contenitore (ripiano, cassetto o scatola che sia) con l'unica eccezione
delle scatole prive d'acido fatte apposta per contenere tessili antichi
(vedi la voce "Carta Velina e Scatole"), quindi bisogna sempre
lasciare almeno uno strato di carta velina tra abito e ripiano.
Esporli
Se si decide di esporre un abito (che sia per una mostra o nel salotto
di casa) la scelta piu' adeguata è metterlo su un manichino che
permetta di apprezzare il capo nella sua tridimensionalita'.
Bisogna pero' tenere presente che prima degli anni '20 del '900 la silhouette
del corpo femminile veniva pesantemente modificata dal busto, inoltre
la struttura fisica era molto piu' minuta di quella di oggi. Per questo
e' molto difficile riuscire a indossare adeguatamente un'abito antico
su un manichino contemporaneo.
L'ideale sarebbe quindi procurarsi manichini o busti appositamente realizzati
per questo tipo di abiti. Questo diventa indispensabile in particolare
per gli abiti dei primi anni del '900 con la loro peculiare linea a S,
o per gli spesso minuscoli abiti del '700.

Qui
sopra vedete la linea di busti storici proposti dalla ditta Bonaveri
di Cento.
In
alternativa potete ricorrere a busti originali dell'epoca . Quelli dei
primi del '900 si trovano abbastanza facilmente sul mercato antiquario.
E' invece molto raro trovare pezzi precedenti. Naturalmente, nel caso
di pezzi originali, bisogna avere la fortuna di trovare una taglia adatta
al proprio abito.
Se invece non potete procurarvi che supporti contemporanei, cercateli
della taglia piu' piccola disponibile e poi cercate di adattarne la forma.
In questo caso sono molto comodi i busti in polistirolo che, oltre a essere
decisamente a buon mercato, possono essere facilmente "scolpiti"
per ottenere taglie piu' minute e sagome diverse. Per farlo, procuratevi
l'apposito taglierino a filo caldo da polistirolo che potete trovare nei
negozi di modellismo. Tenete presente che nella maggior parte dei casi
sara' indispensabile anche alzare il punto vita per fare in modo che il corpino
si appoggi alla gonna.
Inoltre, e questo con ogni tipo di manichino, sara' necessario simulare
le eventuali crinoline
o tournure.
A questo scopo potete usare carta velina (vedi piu' avanti la voce "Carta
Velina e Scatole") o materiali plastici da imballaggio come il pluriball.
Per decidere se la taglia di un manichino e' adatta all'abito che intendete
esporre, tenete conto che il tessuto non deve mai essere teso o sotto
sforzo.
Nel momento in cui scegliete dove piazzare il manichino con indosso il
vostro abito ricordatevi di prendere in considerazione luce e umidita'
(vedi capitoli seguenti). Inoltre tenete presente che, pure in condizioni
ambientali ottimali, un abito non dovrebbe mai rimanere esposto piu' di
pochi mesi, (pochi anni nel caso sia chiuso in una vetrina). Questo e' il motivo
per cui i musei del costume non hanno mai esposizioni permanenti ma mostrano
i loro pezzi a rotazione.
Luce
Le tinture naturali in uso fino al '800 (e le prime tinture sintetiche utilizzate da metà '800) erano molto più sensibili
alla luce di quelle attuali, un abito antico esposto alla luce tendera'
quindi a scolorirsi molto rapidamente. Inoltre la luce accellera i processi
di deterioramento del tessuto accorciandone la vita. Per questo gli abiti
antichi dovrebbero essere protetti dalla luce il piu' possibile.
Per questo, per quel che riguarda le esposizioni, gli abiti non dovrebbero
mai essere sotto una luce diretta, per esempio davanti ad una finestra.
Per quel che riguarda la conservazione, gli abiti dovrebbero essere sempre
chiusi in armadi, cassetti o scatole. Se cio' non fosse possibile e gli
unici ripiani a disposizione fossero aperti, coprire accuratamente gli
abiti con carta velina e tenere la stanza il piu' possibile al buio.
Temperatura e Umidita'
L'ambiente dove vengono conservati gli abiti dovrebbe essere il più
possibile a temperatura e umidità costanti senza bruschi sbalzi
per esempio fra il giorno e la notte o l'estate e l'inverno. Sono quindi
sconsigliati solai e cantine
Carta Velina e Scatole
I materiali con cui i tessili vengono in contatto durante l'immagazzinaggio devono essere totalmente inerti, in modo da non influenzare in alcun modo le fibre. Esiste un tipo di carta priva d'acido, acid free, adatta proprio a questo scopo. La si puo' trovare sia in forma di scatole che di carta velina, rivolgendosi a negozi di materiali per restauro. (per esempio Bresciani Milano o Jumbo System in provincia di Torino). Le scatole di questo materiale risultano però piuttosto costose. Si può ovviare a questo problema utilizzando normali scatole, e mettendo all'interno uno strato di carta velina priva d'acido in modo che l'abito non tocchi la scatola.
Nel caso in cui non si disponga di carta velina di questo tipo, e' bene utilizzare, per lo meno, esclusivamente carta velina bianca (mai colorata, che potrebbe a lungo andare macchiare il tessuto) e cambiarla frequentemente.
Parassiti
Alcuni tipi di parassiti piuttosto comuni possono essere decisamente pericolosi
per i tessuti, dalla classica tarma, che danneggia i tessuti di lana,
ad altri tipi di insetti che si nutrono indifferentemente di ogni tipo
di tessuto.
E' quindi consigliabile distribuire fra i propri capi delle pastiglia
di canfora naturale, da sostituire regolarmente man mano che si consumano.
Fate attenzione, pero', che la canfora non si trovi a diretto contatto
con i tessuti. Per impedire che cio' accada avvolgete ogni pastiglia di canfora in un pezzetto di carta velina,
come fosse una caramella, e appoggiatela non sopra ma accanto ai capi.
Sarebbe poi buona cosa verificare attentamente ogni nuovo capo che entra
nella vostra collezione, per essere certi che non sia portatore di parassiti.
Al minimo dubbio (per esempio nel caso di piccoli fori nel tessuto) sigillatelo
per alcune settimane in un sacchetto o scatola con un'abbondante dose
di canfora, prima di metterlo insieme agli altri capi.
Se l'immagazzinamento dura a lungo, sarebbe bene almeno una volta l'anno
andare a controllare lo stato dei pezzi per accertarsi che non ci siano
fonti di degrado che prima non erano state notate, per esempio tarme o
infiltrazioni di umidita'.
Lavarli
E' sempre sconsigliabile tentare di lavare un abito d'epoca. Si correrebbe
il rischio di rovinarlo in modo permanente.
Il modo migliore per pulire un tessuto antico e' l'aspirazione. Si puo'
usare a questo scopo un aspirapolvere a tubo, con potenza regolabile,
regolato al minimo. Mettendo una garza bianca sulla bocca del tubo, si
procede poi ad aspirare la polvere da tutta la superficie, cambiano la
garza nel momento in cui diventa troppo sporca, fino a quando non rimane
bianca. E' un lavoro lungo che richiede molta pazienza ma che puo' dare
ottimi risultati.
Si puo' rischiare un'immersione in acqua solo nel caso di tessuti di lino
o cotone bianchi in ottimo stato di conservazione. In questi casi il lavaggio
va fatto a mano, in acqua tiepida e con detersivo delicato. Dato che le
fibre quando sono bagnate sono molto piu' fragile, è consigliabile
durante il lavaggio toccare il capo il meno possibile. Un metodo consiste
nello stendere il capo da lavare piatto all'interno dalla vasca che si
intende usare e poi far scorrere l'acqua in modo che gli passi attraverso.
Questo garantira' un abbondante risciacquo, e quindi la rimozione di piu'
sporco possibile, stressando il capo al minimo. E' poi consigliabile eliminare
l'eccesso d'acqua tamponando il capo piatto fra due asciugamani, e poi
farlo asciugare il piu' possibile "in forma", dato che poi e'
consigliabile non stirarlo.
Sempre da evitare invece il lavaggio a secco, in quanto i prodotti chimici
utilizzati sono dannosi per tessuti cosi' delicati.
Ripararli
Nel caso si possegga un capo danneggiato, nasce spesso spontaneo il desiderio
di ripararlo. E' bene pero' agire con giudizio se non si vuole che "la
toppa sia peggio del buco".
Semplici scuciture possono essere ricucite facilmente seguendo semplicemente
i segni della cucitura originaria. Stesso discorso nel caso di applicazioni
staccatesi col tempo, come per esempio perline o bordure.
Nel caso invece di strappi o lesioni, non bisogna mai procedere eseguendo
dei rammendi che creerebbero tensioni nel tessuto, destinate a creare
col tempo nuovi strappi in altre posizioni. Se non si ha la possibilita'
di servirsi di un laboratorio di restauro professionale, si puo' stabilizzare
la lesione per evitare che peggiori applicando un leggero tessuto di sostegno
sotto alla lacerazione e fissandovi il tessuto rovinato tramite cuciture
verticali parallele eseguite con un ago e un filo il piu' possibile sottili.
Nel caso non vi sentiate a vostro agio con l'ago in mano, ricordate pero'
che spesso e' meno dannoso lasciare uno strappo a se stesso, che non ripararlo
malamente.
Seta
Caricata
Un discorso a parte, nella conservazione degli abiti antichi, merita un
tipo di tessuto che e' l'incubo di chiunque collezioni tessili della seconda
meta' dell'Ottocento o del primo Novecento: la seta caricata.
In questo periodo i filati di seta venivano spesso caricati aggiungendo
durante la lavorazione sali metallici per aumentarne consistenza e peso.
Questi sali, con il passare del tempo, si ossidano e provocano nel tessuto
quei tipici tagli cosi' spesso riscontrabili nella seta di un secolo fa.
Questo deterioramento e' purtroppo irreversibile e inevitabile. Puo' essere
solo rallentato trattando questi tessuti con particolare cura.
E' bene quindi, quando si ha a che fare con tessuti di seta di questo
periodo, prestare bene attenzione ai primi "sintomi" di questo
deterioramento - per esempio verificando i tessuti contro luce per evidenziarne
i primi quasi invisibili segni - in modo da evitare il piu' possibile
di acquistare tessuti destinati ad un continuo peggioramento, e di trattare
con particolare cura quelli che gia' si posseggono.
Ecco due esempi di tessuto
in seta caricata gravemente danneggiato. Il primo è la fodera in
taffetas della
gonna di un abito
del 1905 ca. Il secondo e' il risvolto in raso
del bavero di un soprabito
del 1910 ca. Cliccate sulle immagini per vederle in maggior dettaglio.
Naturalmente queste sono indicazioni generali che vanno poi adeguate alla
situazione contingente.
Se avete altri dubbi scrivetemi,
nei limiti delle mie conoscenze saro' lieta di aiutarvi.
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